5.12.08

38.2° (or ora)

Quando hai la febbre, è tutto, come dire, particolare.
Meglio ancora suona l'inglese: peculiar.
Tutto ha dei contorni diversi, un po' come i malati di aids nella pubblicità degli anni ottanta (che similitudine del cavolo, lo so, ma rende.)
Meneghello, con trentotto e mezzo di febbre, suona dolce e pacato come un vecchio amico, e provoca un dolore sordo e fitto allo stomaco quando ricordo che purtroppo è mancato l'anno scorso, e io -che sciocchezza- non ho nemmeno potuto abbracciarlo.
Perchè una persona che scrive libri come Luigi Meneghello è semplicemente una persona da abbracciare.
Con trentotto e mezzo di febbre si è capaci di chiamare un'amica e ammettere che il vero miraggio torna a galla dall'inconscio, con i contorni ormai familiari e spigolosi del suo corpo, con quel misto di ottusità e dolcezza tipico della sua risata.
Con trentotto e mezzo passare due ore in univerisità suona come un'impresa eroica, degna d'Achille, e ci si affida al pensiero positivo pur di farcela...e ce la si fa.
Con trentotto e mezzo divento lagnosa, ripetitiva come una bambina di tre anni e mezzo, e allo stesso tempo feroce com un piccolo pittbull nel momento in cui i miei ragionevolissimi inviti (Spegni la luce, spegni la luce, mi infastidisce, ma quanto diavolo ci vuole a usare un interruttore, porco giuda?!?)vengono disattesi per più di trenta secondi.
Insomma: le fiamme della febbre rendono i contorni netti, quelli della fragilità e quelli dell'assertività, quelli della fantasia che si mischiano con quelli del dovere, dolcemente, come l'impasto di una torta.
Insieme il reale e il percepito, gli stati di alterazione fisica sono seccantissimi per il fisico, e stressanti per la mente: ed infatti, come ogni volta che sono influenzata, i miei stessi pensieri sono influenzati: malmostosa, invidiosa di quisquilie, impaziente, irriverente e drammaticamente pessimista e solitaria, se me lo chiedete ora, io amici ne avrò si e no un paio, e comunque non li voglio tra i piedi.
Però ecco, sento i primi segni del miglioramento -dopo massicce dosi di tachipirina-, e quindi vi scrivo: a futura memoria, perchè la prossima volta non mi spaventi alla vista di quanto peggio (e meglio) la febbre riesca a tirarmi fuori.

7 commenti:

Flavia Brevi ha detto...

Buona guarigione ciccia!

plugga ha detto...

Con trentotto e mezzo le vedi anche tu le luci tutte strane?tutte più sull'arancio e poi le stanze sn tutte in movimento.

IO odio la febbre.

Amaracchia ha detto...

Sorry, sbagliato account...ero io quella di sopra :)

Maledetti pc condivisi col parentame!!!!

Anonimo ha detto...

Più che la febbre, a rendermi diverso dal solito è lo Zerinol... Mi fa sentire la testa ovattata. Una mia amica dice che lo Zerinol ti fa perdere il contatto con te stesso...

Anonimo ha detto...

Hai ragione, la febbre in sé può essere una bella esperienza... il problema è che essa è accompagnata sempre o quasi da tutta una serie di sintomi (raffreddore & co.) tali che tutta la fascinazione dell'esperienza va a finire in un fazzoletto continuamente tenuto in mano...

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio del consiglio, anche se il mio problema è che le 'tattiche' nel mio caso riesco poco a metterle in pratica... E' un discorso complicato, che ha che fare col mio non sapere stare a certe 'regole del gioco' (il 'tiraemolla' e il 'lavoro ai fianchi' non fanno per me), col tipo di donna, con la mia indole... far combinare tutti 'sti fattori è un casino... Ma forse dovrei solo farmi meno problemi...

SunOfYork ha detto...

io ultimamente ho capito che quando ho la febbre non devo MAI e dico MAI prendere l'actigrip, deve avere effetti psicotropi, perché già dalla prima pillola, divento una specie di cerbero incrudelito e ululante, e dò il tormento a chiunque mi passi accanto (in realtà l'actigrip è la scusa che trovo per rompere le scatole di tanto in tanto al mondo, ma non diciamolo a nessuno ;) )

sun