20.1.08

Lo specchio II

Allora lo dico.
E no, non sono arrabbiata, sono solo triste.
Te l'ho detto guardando lontano, perchè non ne potevo più di guardarti in faccia e dire quello che penso.
E continuare a pescare nel pozzo profondo dei complimenti, che cambiavano stato e forma nel momento in cui toccavano l'aria, diventavano parole reali.
Non basta avere gli occhi scuri della notte e l'incarnato d'avorio per permettersi di giocare così con quello che penso, con quello che sento e che intuisci, e che ti aggrada come le fusa di un gattino di qualcun altro, come metterti addosso un maglione prestato, come le scarpe d'inverno, che tengono caldo ma che quando bisogna uscire e veder gente è meglio lasciarle a casa.
Mi sono resa troppo tardi conto di essere una pedina.
E' l'orgoglio, quello che mi brucia negli occhi e che sta presidiando il mio stomaco.
E' sentire il bruciore di essere stata semplicemente un ventaglio, in una notte noiosa, da restituire al mittente per poi provare a sentire queste parole da chi conta davvero.
E non sono io.
E te l'ho pure detto, che lo so, che non sono io.

Se proprio devi ritenermi lo specchio delle tue brame, vorrei almeno che tu sapessi che un giorno la solfa cambierà.
Un giorno non risponderò più che sei il più bello del reame.
E qualcuno avrà occhi più grandi e profondi, e pelle più delicata, e profumo più dolce.
E quel giorno smetterò di essere uno specchio.

1 commento:

zefirina ha detto...

un giorno sarà così e vedrai come lo specchio se ne risentirà