Quella canzone non mi voleva lasciare in pace.
Non mi ha lasciata mentre la testa si fermava su un particolare assurdo, ridicolo forse, che mi è tornato in mente così, a causa della solita, lunghissima, catena di collegamenti mentali.
Irrompere rigorosamente in ritardo nella macchina degli amici di sempre giustificandosi con "Scusate, è che non mi ricordavo quale fosse la teoria di Parmenide" forse mi ha fatto passare per una snobbettina, ma era la verità, mi ero persa in viottoli mentali che sapevano di liceo e di cultura, quella cultura che noi sbandieravamo con la classica frase "la filosofia non serve a niente, perchè non è serva di nessuno".
Per fortuna chi guidava,e anche gli altri, mi conoscono troppo bene e sanno agevolmente bilanciarsi tra i miei attacchi di nozionismo, i miei attacchi di irrazionalità e i miei attacchi, forse più frequenti, di idiozia pura e ruspante.
Pare che Parmenide fosse quello del "tutto a misura di uomo". Una cosa simile, magari spulcio domani l'Abbagnano, ma non ora.
Poi dalla filosofia siamo passati alla cucina, una tavola rotonda dove è passato di tutto, dai bucatini gamberi e porcini della sottoscritta alle farfalle panna piselli e salsiccia, a mille altre cose assurde che ovviamente abbiamo diviso in fraterna comunione di beni, fino a che l'unico rumore che si sentiva era quello delle mandibole.
Stasera era la sera delle mie parti avversarie.
Si elogia Demostene -e va beh, lasciamo perdere le Filippiche-
Si elogiano gli Spartani -e va beh, filoateniese per forma mentis, ma pazienza-
Si elogiano i fumetti giapponesi -dicevamo, di Topolino?-
Si elogiano le alte sfere religiose -no, cazzo, no, qui ci si ferma.-
Parte una discussione di quelle accese, come non capitava da quanto..tre,quattro anni? Protagonisti molto simili, forse cresciuti, forse un po' invecchiati, se si può dire così tra i ventidue e i ventiquattro anni.
Taccio, un po' per moderazione un po' perchè ricordo la vis polemica di tre/quattro anni prima di un interlocutore, mi guardo intorno, riprendo possesso dei visi, delle voci, dei gesti che non vedevo da due settimane.
Due settimane sembrano poche, ma per i rapporti quotidiani sono tante, comunque, non tantissime, ma un po', e fa piacere ritrovarsi ancora, per caso, a parlare all'unisono con Carissima Amica.
Fa piacere riconoscere vicendevolmente i difetti con quella tenerezza tipica di chi sa perfettamente che è soltanto una parte, minima, della persona che si ha davanti. Ti fa davvero pensare che sia una parte minima.
E allora anche parlare due ore sul ciglio di una delle strade più affolate di Milano ha un senso, anche se Carissima Amica deve fare pipì, anche se tu speravi di meglio, anche se quello che pontificava prima continua a pontificare nonstop.
Da Parmenide a Spinoza, da Hume al buon Kant, fino a finire a una critica agli intellettualoidi di oggi.
Il punto, è che siamo noi.
Riconosciamoci e ricominciamo a ridere e a parlare di Topolino, della canzonetta che non abbandona il mio cervello, perchè ha ragione il mio professore, e l'unico modo per non vivere in un inferno è mescolare sacro e profano e esercitare la virtù dell'elasticità, per prima cosa tra di noi.
Non mi ha lasciata mentre la testa si fermava su un particolare assurdo, ridicolo forse, che mi è tornato in mente così, a causa della solita, lunghissima, catena di collegamenti mentali.
Irrompere rigorosamente in ritardo nella macchina degli amici di sempre giustificandosi con "Scusate, è che non mi ricordavo quale fosse la teoria di Parmenide" forse mi ha fatto passare per una snobbettina, ma era la verità, mi ero persa in viottoli mentali che sapevano di liceo e di cultura, quella cultura che noi sbandieravamo con la classica frase "la filosofia non serve a niente, perchè non è serva di nessuno".
Per fortuna chi guidava,e anche gli altri, mi conoscono troppo bene e sanno agevolmente bilanciarsi tra i miei attacchi di nozionismo, i miei attacchi di irrazionalità e i miei attacchi, forse più frequenti, di idiozia pura e ruspante.
Pare che Parmenide fosse quello del "tutto a misura di uomo". Una cosa simile, magari spulcio domani l'Abbagnano, ma non ora.
Poi dalla filosofia siamo passati alla cucina, una tavola rotonda dove è passato di tutto, dai bucatini gamberi e porcini della sottoscritta alle farfalle panna piselli e salsiccia, a mille altre cose assurde che ovviamente abbiamo diviso in fraterna comunione di beni, fino a che l'unico rumore che si sentiva era quello delle mandibole.
Stasera era la sera delle mie parti avversarie.
Si elogia Demostene -e va beh, lasciamo perdere le Filippiche-
Si elogiano gli Spartani -e va beh, filoateniese per forma mentis, ma pazienza-
Si elogiano i fumetti giapponesi -dicevamo, di Topolino?-
Si elogiano le alte sfere religiose -no, cazzo, no, qui ci si ferma.-
Parte una discussione di quelle accese, come non capitava da quanto..tre,quattro anni? Protagonisti molto simili, forse cresciuti, forse un po' invecchiati, se si può dire così tra i ventidue e i ventiquattro anni.
Taccio, un po' per moderazione un po' perchè ricordo la vis polemica di tre/quattro anni prima di un interlocutore, mi guardo intorno, riprendo possesso dei visi, delle voci, dei gesti che non vedevo da due settimane.
Due settimane sembrano poche, ma per i rapporti quotidiani sono tante, comunque, non tantissime, ma un po', e fa piacere ritrovarsi ancora, per caso, a parlare all'unisono con Carissima Amica.
Fa piacere riconoscere vicendevolmente i difetti con quella tenerezza tipica di chi sa perfettamente che è soltanto una parte, minima, della persona che si ha davanti. Ti fa davvero pensare che sia una parte minima.
E allora anche parlare due ore sul ciglio di una delle strade più affolate di Milano ha un senso, anche se Carissima Amica deve fare pipì, anche se tu speravi di meglio, anche se quello che pontificava prima continua a pontificare nonstop.
Da Parmenide a Spinoza, da Hume al buon Kant, fino a finire a una critica agli intellettualoidi di oggi.
Il punto, è che siamo noi.
Riconosciamoci e ricominciamo a ridere e a parlare di Topolino, della canzonetta che non abbandona il mio cervello, perchè ha ragione il mio professore, e l'unico modo per non vivere in un inferno è mescolare sacro e profano e esercitare la virtù dell'elasticità, per prima cosa tra di noi.
2 commenti:
"bucatini gamberi e porcini della sottoscritta ". Scusa, non riesco a leggere oltre questa frase.
Che bel post
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