Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi,
quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati,
seu plures hiemes, seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te
quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri,
o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà:
se molti inverni Giove ancor ti conceda
o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde
del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino
– breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo
e fugge il tempo geloso: carpe diem, non pensare a domani.
(grazie all'ispirazione di Sbagliando s'impera)
3 commenti:
come diceva il professor keting sull'attimo fuggente
Carpe diem, trote gnam
e pure, visto il "mesci":
In vino veritas, in scarpe adidas, in **** un ananas!
cara rain sei stata nominata e ti tocca di partecipare
un abbraccio dalla zia patty
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