2.11.07

No panic (but no surprises, please)

Ok.
Possiamo rilassarci (leggi: è ora che mi calmi): mancano due settimane buone al Gran Giorno, manca l'ultima letta, manca l'esposizione, manca la rilegatura, ma per il resto ci siamo quasi.
Tutto sotto controllo, dice l'amorevole signora che mi sorride dall'altro capo della scrivania, con il suo delizioso accento, con la sua sublime mania di chiamare lapis le matite di grafite grigia (mania che mi sta terribilmente attaccando, ma tutto sommato, possiamo chiamarlo un ipercorrettismo, o siamo ancora nel legittimo?).
Frattanto, non ho ancora degnato nessuno di una presa di conoscenza.
Per dirla in altro modo, c'è ancora un elenco di persone a cui dovrei dirlo che arriva da qui alle Alpi, ma sono pigra.
Ci sarà tempo.

Comunque, ogni mattina ci si alza lo stesso, non ci si ferma, ci si muove con la metro e si nota quello strano miscuglio di sofferenza e dignità che c'è in giro, nelle facce assonnate dei bambini, negli occhi di una donna che piange (quante persone piangono in metro. ogni tanto anche io.), nell'omino buttato in un angolo che si dondola su se stesso, nella voce ferma e paziente di una figlia ormai adulta che guida la madre sempre più anziana,sempre più lontana da questa realtà.
Non so se essere preoccupata o felice di questa strana capacità di vedere più a fondo, in questi giorni, di sentire quasi sulla pelle quello che non è affar mio, un grado di empatia che, onestamente, mi disturba.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tranquilla, che ce la fai di sicuro!