27.10.06

Sai cos'è l'isola di Wight?

Caterina era all'ottavo mese, e rimaneva da sola a casa.
Suo marito stava lavorando,era giovane,aveva appena imparato l'inglese e la sua azienda lo aveva spedito in inghilterra.
Isola di Wight.
Caterina guardava il suo pancione,così assurdamente sproporzionato sulla sua figura sottile, e pensava a sua madre, lontana, sui monti,che però sapeva,e aspettava esattamente come lei.
L'autunno era appena cominciato,e presto sua madre sarebbe venuta in città, per vedere che trottolino sarebbe nato da quello strano incrocio tra una montanara e un signorino di città.
Intanto,Caterina,viveva dai suoceri.
Non sia mai che le venga un malore,e essere da sola in un'appartamento,all'ottavo mese,non si addice certo a una signora perbene, poi con dei suoceri tanto disponibili (e apprensivi),perchè correre il rischio?
Avrebbe potuto dormire sul divano,in sala, di fronte la televisione e la specchiera a rifletterle la sua immagine.
Pieni anni ottanta,capelli vaporosi e riccissimi,occhialoni alla moda e ovviamente, maglie larghissime e pantaloni attillatti.
Era una notte come tutte le altre,dalle tapparelle filtrava un po' di luce però, e mentre stava andando a fare pipì Caterina si accorse che stava succedendo ben altro.
Fu una rapida occhiata all'orologio a dirle che erano le cinque di mattina,e una rapida occhiata al pavimento a dirle che le si erano rotte le acque.
La corsa all'ospedale fu veloce e tempestiva,e sua suocera,a bassa voce, glielo sussurrò piano:
"Vedi che avevo ragione io, a farti dormire da noi?".
Non c'era tempo per le discussioni,comunque, mentre durante le doglie,per controllarsi, lei stringeva tra le mani il camice del dottore.
Fino a strapparne un pezzetto.
Il suo uomo telefonò,quella mattina,otto sul meridiano di greenwich, nove e zero dieci su quello di Roma.Prima telefonò a lei,era una bambina.
E poi telefonò a lavoro,con la valigia pronta,e se ne tornò a casa col primo aereo.
Da papà.


Bene, è da quando sono nata che di tanto in tanto si sente canticchiare la famosa canzone dei Dik Dik.
Ora me la trovo anche nella tesi.
Era destino.

ps.
E ho pure gli occhi blu!

Nessun commento: