19.10.08

Lo sfogatoio

Oggi ho sentito il singolo di Tiziano Ferro.
Nel senso di sentito tutto.
Al di là che una canzone d'amore di quelle lacrimose, dove c'è la parola rigore ultimamente mi crea degli scompensi.
Ho iniziato a cedere a "spero senza rancore che le tue paure siano pure", vedendo gli occhi e il sorriso ingenuo e pulito, che tanto "io son morto e nessuno se n'è accorto".

Ieri sera poi, incrociare il Lampadina, e rendermi conto che è invecchiato male, e chissà cos'avrà pensato lui stringendomi la mano.
Quanto tempo, mi ha detto.
Io ho annuito e il Quasifratello mi si è stretto addosso, secondo me aveva paura che mi sbriciolassi tipo vampiro al sole, ma non è andata così, mi veniva fin da ridere.
E io ho pensato alla biblioteca di quartiere e le mie mani nervose, gli occhiali sporchi di lacrime e lui che mi spiega per la prima volta, abbondantemente maggiorenne, come si fa ad accendere una sigaretta.
Perchè prima chi me le accendeva era (è?) il suo peggior nemico.
Non gli ho chiesto niente, non voglio sapere.
Se le cose accadono al momento giusto, io non le forzo, non ho più voglia.
Ho voglia di riflettere ed uscire, in un ritmo di chiusura ed apertura col quale muovermi in bilico, col quale stupirmi anche di un film demenziale e col quale non prendermela se passo la domenica a casa col raffreddore.

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