24.8.08

Piani temporali

E così forse dovrei dirvi come mai non sono venuta su internet tutto questo tempo.
Dovrei, ma non lo farò.
Semplicemente è la vita, che a volte ti porta lontano dalle cose, che a volte ti dice qual è l'ora dell'esame e non ci sono sessioni successive.
Ci sono state notti d'estate in cui lasciavo a un fascista il compito di scegliermi il cocktail, e mai come in quelle sere finivo brilla a barcollare in riva al mare, fino a parlare fitto sotto casa, e alle tre beccarsi il classico secchio d'acqua in testa, e allora, bagnati, darsi la buonanotte con la paura di sentirsi così opposti e così vicini.
Essere minorenne è una sensazione che ultimamente mi manca, vedere i volti più giovani dei miei parenti, l'emozione quando ti metti il rossetto la prima volta e poi percorri la strada vicino al Muretto con i tacchi vertiginosi, che non sai se è l'altezza o l'emozione a farti sentire quel nodo in gola.
Ci sono stati notti in tenda, svegliarsi e mettere su il caffè intercettando persone in pigiama, e fare la coda per la doccia avvolta nell'accappatoio, rispondendo ai cori e lavandosi a fianco dei propri compagni di vacanza, facendo il classico casino da italiani e andandone incoscientemente fieri.
Ci sono stati giorni di pace, con i miei genitori su per le montagne, e ultimamente anche giorni di dolore, spaventandosi quando capitava di specchiare la propria paura nella paura del proprio padre, e rischiando di lasciarsi trascinare nel delirio, quando, perdonate la citazione tristissima, la vita è adesso.
Ed allora è adesso che ho preparato la valigia e vado al mare, quel mare che cantava Luca Carboni quando avevo otto anni, che mi ricordo ancora al Festivalbar.
Nella mia testa il prima e il dopo si amalgamano, e il futuro si insinua, vischioso, ma non lo voglio guardare.
Voglio ricordarmi a sei anni a ballare la samba sulle scale di casa per scendere e raccogliere il calzino che mia mamma aveva fatto cadere dal balcone, planato dolcemente nel cortile interno.
Voglio ricordare l'infanzia alla sala giochi, i gettoni religiosamente conservati in un porcellino di stoffa, tre a sera, che se no diventi matta.
Voglio ricordare gli occhi chiari di Sox e l'accento tedesco del biondino che mi ha fatto girare la testa a quattordici anni.
Voglio ricordare la sua fidanzata, e la sua mamma che da qualche anno non c'è più.
E provare a canticchiare ancora per le strade come quando meno di un anno fa scendevo dall'appartamentino a Barcellona e andavo a prendere il pane parlando spagnolo.
Che la vita è adesso, e hanno ragione tutti i grandi saggi che, tra i dubbi che ci stringono ai lati, non fanno altro che viverla.

1 commento:

Unknown ha detto...

Bentornata :-)