10.5.08

Il dispiacermi di non bastare

Diciamocelo subito per togliere ogni dubbio: non è che stia morendo.
E' un male sottile, la coscienza di esser qualcosa ma non abbastanza.
E' quel che ti lascia a guardare fuori dai finestrini, a provare a stare zitta per vedere l'effetto che fa.
E' cercare di pensare a ricostruirmi, a quale sarebbe il modo giusto per costruirmi come tu mi vuoi, e capire che non ci riuscirei, non è vero che si cambia per amore.
O forse, per l'Amore, sì, ma a questo punto, rimando all'assioma iniziale.
Sono imperfetta, e faccio chiasso, e sono ansiosa.
Parlo troppo, non ho caviglie sottili e mani lunghe, ho imparato anche a giocare a biliardo ma probabilmente non è abbastanza.
Non sarò mai abbastanza, perchè non è un insieme razionale di qualità quello che ci spinge verso qualcuno...anche perchè se no tu non ti spieghi, con i tuoi vuoti immensi e lo sguardo lontano, con le dita rosicchiate e il mento sporco del sugo della margherita.
A volte penso che sotto tutto...non ci sia niente. E mi stia divertendo a rincorrere un grande vuoto.
Mi rendo conto e non insisto, guardo oltre, ma ogni volta è un tentativo in più andato a vuoto, ogni sasso che lancio nel lago fa troppi pochi balzelli prima di affondare, in fondo anche da bambina non ero brava, checchè papà si impegnasse a farmi vedere il metodo.
Oggi ho detto che mi hanno frainteso. Non è vero.
E' che a volte davvero lo sento quel dispiacermi di non bastare, il tuo modo imperfetto di rimbombare, le tracce profonde sugli zerbini, calpestati con quel corpo che ti trascini dietro quasi per caso.
Mi piacciono anche le tue parole sul niente, suonano sempre come un regalo inaspettato, ne sei tanto avaro.
Comunque sia, è necessario un altro giro di giostra..su un femminile sentivo parlare dei transitional men.
E mi sono ricordata, all'improvviso, di avere un appuntamento fissato tra una settimana, vuoto come un uovo di pasqua ma da qualche parte, diavolo, bisogna pur cominciare.

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