Sono giorni difficili, grigi e freddissimi, di quelli dove i piedi ti si zuppano nei primi dieci minuti in giro,e poi dovrai trascinarteli così tutto il giorno.
Guardi in alto dal treno, cercando sull'ipod la musica adatta, e davvero in alto sembra abbiano sostituito il cielo di una volta con una lamina di acciaio che preclude ogni evasione, anche mentale, che quasi ti fa mancare l'aria.
Il daffare però no, quello non manca mai, e come palline di un flipper ci si muove e ci si adatta alle situazioni: amica affettuosa in un incontro a quattro tanto inaspettato quanto ben riuscito, un minimo maliziosetta con colui che ogni volta che mi saluta sbaciucchia abbondantemente condendo di apprezzamenti, una buona studentessa che scrive a velocità folli i pensieri dei sociologi di massa, un'ottima candidata a un lavoro di account che, si è poi scoperto, è davvero troppo per le mie disponibilità (di tempo, ovvio).
Si arriva a casa con i piedi zuppi e doloranti, con la testa piena, poca voglia di parlare, ancora meno di essere abbracciata, toccata, coccolata.
Della serie meglio lasciar perdere.
Ma poi non è vero, perchè finisce che mi metto a piangere tra le coperte senza averne nemmeno chiaro il motivo, che sia stanchezza o la mancanza di quell'abbraccio che, sono sicura, ci metterà ancora molto ad arrivare.
Guardi in alto dal treno, cercando sull'ipod la musica adatta, e davvero in alto sembra abbiano sostituito il cielo di una volta con una lamina di acciaio che preclude ogni evasione, anche mentale, che quasi ti fa mancare l'aria.
Il daffare però no, quello non manca mai, e come palline di un flipper ci si muove e ci si adatta alle situazioni: amica affettuosa in un incontro a quattro tanto inaspettato quanto ben riuscito, un minimo maliziosetta con colui che ogni volta che mi saluta sbaciucchia abbondantemente condendo di apprezzamenti, una buona studentessa che scrive a velocità folli i pensieri dei sociologi di massa, un'ottima candidata a un lavoro di account che, si è poi scoperto, è davvero troppo per le mie disponibilità (di tempo, ovvio).
Si arriva a casa con i piedi zuppi e doloranti, con la testa piena, poca voglia di parlare, ancora meno di essere abbracciata, toccata, coccolata.
Della serie meglio lasciar perdere.
Ma poi non è vero, perchè finisce che mi metto a piangere tra le coperte senza averne nemmeno chiaro il motivo, che sia stanchezza o la mancanza di quell'abbraccio che, sono sicura, ci metterà ancora molto ad arrivare.
7 commenti:
Ciao, figurati che io mi sento così la mattina alle 6, quando ancora devo uscire di casa. L'abbraccio arriverà quando smetterai di pensare che impiegherà ancora molto ad arrivare... Je jure.
rain ricorda: quando meno te l'aspetti
a me sta succedendo così
so che in certi momenti c'è poco da fare, perdipiù da qualcuno di esterno, ma posso immaginare. Giusto una settimana fa credevo di toccare ogni giorno un nuovo minimo storico, ed in effetti era così, poi non so, le cose hanno preso ad andare discretamente, poi addirittura quasi bene. Effettivamente, come hanno già detto due persone prima di me, non bisogna aspettarsela. Basta (o per meglio dire, tocca) stringere i denti.
Quoto Zefirina!
Un abbraccio...
Come si fa a stare bene con un clima così? :-/
non ho capito come fai a dire che ci vorrà molto? prevedi il futuro?Se si, mi giochi un superenalotto? Ih!
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