7.9.07

Barcelona

Fermare le impressioni prima che svaniscano è importante.
Specialmente quando, tornata a casa, una innocua e generalmente buona frase di tua mamma ti ricorda quanto sia facile piombare nella routine e nel suo nervosismo a più o meno un'ora di tempo da quando si è toccato di nuovo il proprio letto, molto italiano.
Barcellona è colorata, è viva, è sveglia.
E questo lo si sapeva.
Barcellona è piena di nonne con il carrellino che vanno a fare la spesa, quindicenni paffute che gestiscono negozi di oggettistica, Barcellona è un ricettacolo di piccoli negozietti asiatici ma non rinchiusi in una china town, ma sparsi per le calles, ci sono i panini e i ristoranti ottimi con le cameriere così dolci che te le porteresti a casa al posto della crema.
Ci sono i mercati rionali e quelli più conosciuti come quello di San Josep sulla rambla, ci sono i grandi magazzini, le piccole viuzze, le coppie di innamorati e i poco di buono.
Si trovano molte cabine telefoniche non funzionanti, molti italiani, moltissimi negozi dedicati soltanto alle caramelle.
La lentezza è pregio e difetto e capita di aspettare un quarto d'ora per procedere di un metro in una coda che non sarebbe nemmeno dovuta esistere, per il pullman per l'aereoporto.
Gli aereoporti, poi, sono magici.
Sono piccole bolle di sicurezza, non-luoghi pieni di formichine, ma anche di personaggi rilassati che ci si divertono, sono degli shaker di lingue, linguaggi, segni e disegni, ci sono i bambini che corrono, quelli che piangono, ci sono le cretine come la sottoscritta che prendono un caffè del tutto ignare che sia corretto. Molto corretto.
L'aria poi ti mostra un mondo piccolo e forse misero, ma tutto sommato divertente, come alla fine è.
Barcellona ha una funicolare, un castello, molti sprazzi di arte e di colore, ha qualche via confusa e puzzolente, poche panchine, molti cittadini.
La televisione spagnola offre programmi in catalano e nella lingua nazionale, così come i cinema, ogni sera ci sono film che vale la pena guardare e intere serie cult in televisione.
La pubblicità è creativa e simpatica, insomma, molto, molto di buono.
Non ho bevuto sangria, non ho mangiato paella (crema catalana, gazpacho, churrito e compagnia bella, chiaramente, sì), ho girato mercatini e metropolitane, e sono stata bene.
Benissimo, anche e forse soprattutto, quando ho preso e sono andata a prendere il pane tutta sola nel quartiere.
Il sole splendeva forte, io fischiettavo felice del sogno della notte precedente, la panettiera sorrideva e mi capiva, e io parlavo spagnolo, forte e chiaro.
Ci si torna, per imparare davvero a parlar la lingua dell'arte e delle ragazze in lacrime perchè il novio le ha lasciate, al telefono sul bus, o degli uomini d'affari che nel cellulare ripetono "vale" migliaia di volte.
Intanto si torna qui, tra grigiori e lavori, e si dà il massimo anche qui, pancia in dentro e petto in fuori.
Abbiamo solo incominciato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bentornataaa!!! Qua ci scappa la chattata di sicuro!