21.5.07

Niente fiori di bach ma opere di bene

Ho imparato, finalmente lo so fare, dice la canzone.
Io no, non ancora, non so lasciare che le cose vadano come devono andare. Ma piuttosto che stare a guardarmi allo specchio e a compiangermi,allora meglio l'attività frenetica di questi ultimissimi giorni.
Lascio che mi si trascini, un po' trascino io e poi mi blocco, impietrita, a pensare a che diavolo ho fatto.
Il cielo in mezzo al nulla bergamasco sembra una bandiera turca ridipinta, con la sua mezzaluna perfetta e quella stella luminosa protetta dal suo abbraccio.
Una amica di fianco, una pizza da mangiare molto, molto, molto lentamente.
Nel mio girovagare al festival sollevo sabbia e sbatto contro un mercatino dove compro quel cioccolato, che divisi in tre parti, e sorrido da sola al pensiero dei cervelli scattanti della sorè e di colui che,a momenti, sarà sul palco.
Sgranocchio camminando e chiaccherando e facendo avanti e indietro dal capannone -caldo- al palco -al freddo- e poi finalmente il mio personalissimo incontro galante con la musica.
Sia chiaro,la sensazione è personalissima e la mia amichetta non ha apprezzato tanto quanto ho apprezzato io la parte "cerebrale" del concerto,quanto più quella "fisica".
Forse senza conoscere le parole, e con l'acustica pessima che c'era, era effettivamente difficile seguire una cosa del genere senza conoscerla.
Tant'è.
E mentre io tentavo di emulare il comportamento dello struzzo, nascondendo il testolino sotto terra, lei mi ha strattonata e mi ha posto davanti ai miei doveri e ai miei piaceri personificati, tutti riuniti in trenta secondi di conversazione partita come una sorta di bollettino di lavoro e finita con un gran sorriso.
Son cose che ti riappacificano con la vita, come gli oscula (perchè non sono baci,no, finalmente ho la fisica percezione del significato del termine latino) tutti per noi, la lieve riverenza, il fumo dal fondo del palco.
Come guardarsi le mani novella lady Macbeth, ricordando come delle volte certi istinti siano difficilmente domabili, anche per una razionale come me, trascinata in un altro tempo, possibile una volta, in una situazione sotterrata sotto secondi,e minuti,e mesi,e anni.
Poi il sipario.
Il cielo scuro e un libro tra le mani, da leggere nonostante il sonno, sperando che la felicità passi presto così vicina da dover strusciare,per forza di cose,contro un mio braccio.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so se ti rendi conto di quanto bella sia l'ultima frase che hai scritto...Scusa, ma, ho capito bene? Abiti nel bergamasco? Sai che io studio all'università di Bergamo?

rainbowsparks ha detto...

Non è (tutta) farina del mio sacco,ma una mezza citazione. E no,non abito nel bergamasco ma non posso certo dire di esserne molto lontana...:)