10.4.07

D'amore e di altre storie

Io quando mi innamoro canticchio ad alta voce.
Penso sempre all'oggetto del mio desiderio, ne immagazzino tutti i particolari,tutti gli sguardi,tutti i tic.
Non provo nessuna fatica a sentirne parlare, ne parlo in continuazione, custodisco gelosamente il pensiero e mi ci trastullo, trovandoci sempre qualcosa di incredibilmente interessante.
Questo succede ogni volta che mi innamoro, e io non mi innamoro soltanto di maschi della specie umana,no.
Mi innamoro come tutti di film, di libri, di relazioni, di cervelli, di città, di musica.

Io sono innamorata dei Virginiana Miller, e l'universo intero cospira per infiammare la mia passione:
Nur stasera mi spedisce il link di un sito che avevo guardato soltanto pochi minuti prima, rivivendo tutto quel che è successo nella notte magica nella quale mi innamorai.
Ieri notte ho sognato di essere insieme a Simone Lenzi a cucinare del sugo,nella mia cucina, io mescolando il pomodoro con la cipolla il sale e l'olio e lui parlando di una nuova canzone.
Ormai è un bel po' che canticchio senza sosta,anche durante gli esami.
E quel trenta e lode in estetica è esistito solo grazie ai miei amati spettri e a chi li ha cantati, è esistito anche per quella frase,in quella notte, prima del commiato.
Quella frase lanciata tra le altre frasi un acino in un grappolo d'uva, apparentemente priva di senso, che è rimasta impressa insieme al semplice gesto di una mano sulla spalla,insieme a quegli occhi neri e serissimi che guardavano nei miei.
Tutto insomma,tutto gira intorno alle mie passioni ogni volta che esplodono, e ora questa è esplosa senza alcun preavviso e è ben il caso di ammetterlo pubblicamente.

Il primo bacio fu tanto tempo fa, tra i pini di Roma.
Fu una canzone cantata nella stanza arancione della sorè,e poi per tutta la sua casa,e poi per i colli e nelle case altrui, fu cantata sulla strada del ritorno, nella mia stanza, alle feste autunnali e nei momenti più intimi e particolari.
Più che un bacio, fu un interminabile sbaciucchiamento adolescenziale,di quelli che si fanno al cinema dalla sigla iniziale a quando riaccendono le luci senza mai prendere aria.

Poi l'amore, che come sempre arriva quando meno te lo aspetti, quando non te ne può fregare di meno perchè ti sta crollando il mondo addosso e insomma, sti Virginiana Millers sono bravissimi e ho davvero voglia di sentirmi ma che cazzo di concerto posso godermi quando l'universo intero mi odia e non perde occasione per mostrarmelo?
Però la sorè è -incredibilmente- accanto e fisicamente vicina nel suo abbraccio che sa di caldo e di cieli azzurri,con la sua saggezza; però quando arrivo c'è Valerio che sorride e che se la ridacchia sornione, e a un tavolo così, senza nemmeno una corona d'alloro, Simone, che chiacchera con la sorè e che mi fa sentire come se davvero ci fosse speranza.
Poi il concerto,la musica che si fa sottile come carta velina, che aderisce al corpo, che viene assorbita e si spande nelle vene, poi quella voce calda e sicura, i Virginiana sul palco, con l'educazione di chi non vorrebbe disturbare e la forza incontrastabile delle parole e dei suoni, la forza delle immagini che si susseguono come migliaia di piccoli flash,di brandelli di vita personale,condivisa, immaginata.
Quasi subito quel bacio,quasi come un tenero modo per rassicurarmi che sì, è tutto reale, e che il discorso riprende proprio da là,da quel primo sentimento.
Il tempo non esiste, è una bolla che circonda noi pochi ascoltatori e loro, intimi cantori da custodire nell'ipod, pittori di pezzi di vita che non so come sono riusciti a rubare dalla mia memoria e a proiettare lì,così, davanti a tutti.
Screanzati.
E dopo tutto questo,appagate e felici,a rubare gli ultimi attimi, ad accogliere con calma, con quella placida calma romana tutto ciò che ancora si poteva rubare a quella notte e ai Virginiana Millers.
Il cielo era terso e la macchina distrutta, la professoressa umiliante, il passato e il futuro erano tra parentesi, discorsi di una noia immortale.

Da quel giorno mi sono innamorata e come tutti sanno, io quando mi innamoro non guardo in faccia nessuno,e semplicemente, gioiosamente, impazzisco.
Perchè ogni amore è una storia,e non necessariamente la storia di due persone.
Apollo ha benedetto con la poesia e con la lira questi giovinotti un po' cazzari di Livorno, e una con il mio nome non può che stare estremamente vicino a tutto quello che lui ha toccato.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie !

zefirina ha detto...

placida calma romana?????

rainbowsparks ha detto...

la vicinanza,in trasferta, della Sorè romana rendeva un po' romana anche me :)