17.11.08

Perfect day

Ora, 21.05, posso dirlo.
Che ci sono giorni che partono bene, e finiscono altrettanto bene, e sono bellissimi in mezzo.

Come colazione cafferino al ginseng e torta di mele, residuo di una festa di compleanno; si saltella per la casa con le calze a righe, si va in bagno e si cerca lo spazzolino e la matita per gli occhi nello stesso momento.
Il treno tarda ad arrivare, ma il ritardo è minimo comunque, e dopo settimane di pioggia, splende il sole.
Sono le dieci di mattino, il centro di Milano è deserto, a parte tre o quattro ragazzetti che hanno bigiato e che mi fan sentire ringiovanita.
Un'amica che non vedevo da molto, destinazione shopping, perchè a volte ci vuole...e se di solito si torna a casa a mani vuote, stavolta faticavamo a tenere i sacchettini in mano.
Una pizza veloce, che ci vuole... evitano di darci il solito posto vicino allo sgabuzzino, stavolta è un bel tavolino con tre sedie, una per le borse, l'attaccapanni e una vetrata luminosissima, dalla quale entra il sole e si intravede la madonnina, che sorride e fa ciao.
Uomini, futilità, psicologia e famiglia, televisione..tutto passa mentre addentiamo la pizza, e in un giorno così, non si poteva che ordinare la più buona in assoluto: due euro in più valgon bene la soddisfazione della sensazione della perfezione.
L'ho finita tutta, la pizza, e non abbiamo mai mancato di dire un grazie luminoso e pieno alla cameriera, regalandole il sorriso e la pazienza di chi ha tutto il tempo del mondo e si trova a casa, indipendentemente da dove è seduta.
Il tempo non manca, non oggi: due passi, le chiacchere futili rotolano come neve e si moltiplicano, ma ci vuole, dopo il suo lutto, durante la mia tensione, dopo la sua paura e mentre cerco di rialzarmi dagli ultimi colpi della vita.
Il sole splende, ma il lavoro non manca, e non ho voglia di tornare a casa e sentirmi in colpa.
Grazie a un poeta matto e etilico, riesco a trovare spazio in biblioteca, regalandogli quel po' di sole della mattinata e poi infilandomi a fare il mio dovere.
Canticchio sulla via di casa, e decido che è giusto condividere, perchè il buonumore è una medicina, è la migliore medicina: salgo da nonna, la distraggo, controllo che stia bene e poi vado a casa.
Un salto in biblioteca, poi il suono del telefono mentre la chiave gira nel portone, e tante, belle chiacchere con Carissima Amica.
Lo spezzatino di ieri scaldato ha ancora il sapore gustoso di quando era appena stato cucinato...e ora basta.
Ora si riposa.
Che giornate così, o sei il signor Bonaventura, o è un dovere gustartele fino in fondo, come quando finito il ghiacciolo lecchi anche lo stecchetto.
Domani è un altro giorno, si vedrà..

3 commenti:

Amaracchia ha detto...

Una delel cose che più odio di me stessa è la costante consapevolezza che tutto finirà.

Per es, a me Lou Reed in perfect Day mi fa venire da piangere.

zefirina ha detto...

che bello sembrava di esserci

rainbowsparks ha detto...

@tutti: XD
@Ama: Anche io ho lo stesso difetto, è cronico e pernicioso..però ogni tanto vale la pena isolare il problema..e provare a essere (un po') felici..